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Una nonnina e un dono eccezionale

Tibet
Tibet

Mi torna in forma incerta alla mente un racconto di Borges letto tanti anni orsono. Narrava di uno sceriffo che, dopo giorni e giorni di inseguimento di un bandito, ragionava sul fatto che i ruoli di cacciatore e di fuggitivo avrebbero anche potuto essere inversi.

La vita alle volte regala situazioni inconsuete ed anche buffe. Mi trovo nel Kham, territorio speciale controllato dalla Cina che fa parte del Tibet orientale e ripenso a quanto mi è accaduto nei giorni scorsi. Posso raccontarlo solo grazie a Wang, mio eccezionale ed allegro autista cinese dalla vista acuta. Ieri ha dato prova della sua abilità facendo fare al nostro fuoristrada un balzo con il quale ha schivato una frana che ci avrebbe altrimenti seppelliti.

Mi ero procurato tutti gli indispensabili permessi per entrare in questo territorio, ma Wang mi aveva informato che si era verificata una situazione anomala per cui ci avrebbero fermati ad un posto di blocco più avanti. Con un sorriso un po’ teso mi era stata presentata la soluzione: passare il posto di controllo sul fondo di un’auto di contrabbandieri di uomini, i quali avevano un complice fra i poliziotti.

C’era poco da scegliere e così ho fatto. Il buffo della cosa è che tre giorni dopo mi sono trovato ad una festa popolare seduto proprio accanto al capo della locale polizia, il quale non poteva sospettare della mia modalità di entrata in quel territorio e con il quale mi sono pertanto trattenuto in una amabile conversazione.

Adesso mi trovo a Manigango. I tibetani di queste terre si chiamano Khampa e sono tradizionalmente guerrieri, il che non impedisce loro di essere estremamente gentili con i rari visitatori. Portano i capelli lunghi intrecciati con fiocchetti rossi e da secoli hanno la passione per i cavalli (anche qui, a 3.800 metri di quota). A vederli hanno tratti somatici che ricordano da vicino i nativi delle Americhe.

In una valle non lontana dal paesino e delimitata da una collina sacra si svolge la festa alla quale ho avuto la fortuna di assistere e che dura una intera settimana. Dopo le cerimonie religiose dei monaci sulla collina, i cavalieri si sfidano in gare di abilità che consistono nel colpire con vecchi fucili ad avancarica bersagli posti lungo il terreno percorso ad un galoppo sfrenato.

Il sole a questa altitudine è implacabile e, tornato in paese, ero piuttosto provato. Tuttavia ho fatto da interprete aiutando le donne del posto a vendere i loro oggetti tradizionali.

Poi sono andato in un locale a ordinare la cena per quella sera. Ho sentito lievemente bussare ad una finestra ed ho scorto una vecchina che mi faceva cenno di andare da lei. Ero davvero stanco e da dentro le ho detto che avrei parlato con lei più tardi, dopo cena. Il sole è tramontato e le temperature, come accade a queste quote, si sono di colpo abbassate. Improvvisamente ho realizzato che lei era rimasta fuori ad attendermi pazientemente.

Quando sono uscito mi ha detto: “Volevo solo darti questo”, porgendomi un pacchetto di “lungta” (“cavalli del vento”), bandierine di carte decorate con simboli religiosi, usualmente lanciate dai passi montani per buon augurio. Il loro valore economico è modesto, ma non quello simbolico. Lei mi aveva aspettato tutto quel tempo al freddo, senza protestare. Se ne è andata con un sorriso nella notte ed io solo allora ho capito quello che mi aveva donato.